Poesie dagli occhi
Adesso ci siamo. Sono qui davanti al mio computer e devo scrivere l’articolo per il notiziario del Circolo su Sabina Broetto. Ma mi accorgo che non è per niente facile.
Cominciamo dagli esordi: Sabina Broetto si affacciata alla fotografia a circa vent’anni iscrivendosi al Circolo Fotografico Arno. Lavora, poi, per ben dodici anni presso la FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), come redattrice della rivista “Il Fotoamatore” e, in seguito, “Fotoit”.
Poi ha avuto una splendida bimba ed ha dovuto lasciare la fotografia. Però non è stato un addio, ma solo un arrivederci: infatti qualche mese fa è tornata al Circolo Fotografico Arno. Ed è stata come una rinascita.
In onore della festa della donna, come è consuetudine, l’incontro al Circolo Fotografico Arno è firmato al femminile con la manifestazione “Donna Fotografo”. E quest’anno la mostra era proprio di Sabina Broetto, “Poesie dagli occhi”.
Infatti la poesia è la partenza, la fotografia è la parte figurativa di quel racconto in versi, che parla prevalentemente di se stessa, senza fare autobiografia. Le sue fotografie non sono semplici ritratti, ma Sabina, tramite il suo corpo esprime stati d’animo puri. Proprio per questo l’obbiettivo fotografico è sempre rivolto verso se stessa.
Non voglio solo soffermarmi sulla mostra e sulle congratulazioni. La mostra è stata splendida, l’idea è unica anche per lei che è una bravissima scrittrice, o meglio poetessa, e anche fotografa.
Io non sono brava a parlare, soprattutto davanti alle persone, però so ascoltare e su quello che sento, poi scrivo. E devo ammettere che per Sabina è stata una opportunità fare questa mostra perché molti non avevano capito la sua arte. Molti pensavano che fossero solo una serie di ritratti, ma ha dimostrato come la sua arte è studio, passione ed emozioni. Certo, molte di noi (mi ci metto in mezzo pure io) non hanno il coraggio che ha lei, non si fotograferebbero, forse per timidezza, così come fa lei o forse perché non abbiamo coraggio. Ma lei è riuscita a superare tutto questo e a costruire una mostra e un libro straordinari.
Non voglio aggiungere altro, non farò come al solito il riassunto della serata: mi dispiace per quelli che non erano presenti, ma raccontare non renderebbe l’idea. Quindi concludo facendo un appello, anzi meglio due, a tutte le donne: prima di tutto fotografate e raccontate quello che avete da dire e soprattutto, rompete le scatole al direttivo perché le vostre fotografie siano esposte al Circolo così che tutti le possano vedere.
Secondo: sabato 21 e domenica 22 aprile c’è lo workshop “Self Portrait” dedicato al gruppo femminile. Docente: Sabina Broetto.
Alice Tinalli
Giorgio Tani
Giorgio Tani comincia a fotografare nel 1966 quasi per caso. Fino ad allora aveva fatto fotografie di famiglia, con una buona macchina fotografica, ma non professionale. Il motivo che l’ha spinto a effettuare i suoi primi veri scatti è stata l’alluvione di Firenze con la voglia di documentare, di raccontare una storia. Fu così che realizzò un documentario foto-filmico che sarà trasmesso alla televisione anni dopo.
Nel 1967 si iscrive al G. F. Il Cupolone. Ottiene numerosissimi premi in concorsi nazionali ed internazionali. Entra poi a far parte della FIAF, iniziando come Delegato di zona, ricopre poi le cariche di vice-presidente e, successivamente, di presidente. E oggi è co-presidente onorario. Ma i suoi incarichi nella FIAF non finiscono qui: ha curato il settore editoriale, divenendo anche Direttore Responsabile della rivista Il Fotoamatore, il Fotoit di oggi.
Al Circolo Fotografico Arno ha portato una mostra fotografica realizzata nel 1983 in Cina con altri due grandi della fotografia. Ed ecco la presentazione con cui Giorgio Tani ha introdotto le sue fotografie: “Siamo andati in Cina, visitando a volte gli stessi luoghi di Marco Polo. Il «reportage» di Marco Polo, incredibile, inusitato, meraviglioso, fece scoprire l’Oriente alla civiltà occidentale. Il nostro reportage è l’appunto di fotografi su cose lontane, già ben conosciute, ma viste con i propri occhi. Appunti quindi su scene, ambienti, persone e cose che hanno prodotto in noi sensazioni di meraviglia, sofferenza, godimento, sorpresa, delusione, incanto. Queste sono le sensazioni provate e, se ne siamo stati capaci, trascritte nelle fotografie che abbiamo scattato. Non c’è niente che non sia già stato visto. Di nuovo c’è solo, se c’è, il rapporto in-timistico del fotografo con le sue fotografie, la nostalgia dei ricordi raccontati.”
Solo trent’anni fa, secondo me, i viaggi per realizzare i reportage erano diversi, avevano un senso diverso: non erano in molti che potevano andare a fotografare in un paese lontano, al contrario di oggi. Tutti possono fare viaggi e fotografare, senza contare che le immagini sono in internet, visibili da chiunque e ovunque.
Le fotografie erano magnifiche, e non parlo solo della stampa di per sé. Ogni immagine trasmetteva qualcosa ed è difficile spiegarlo a parole.
Nel 2009, inoltre, la FIAF ha nominato Giorgio Tani Autore dell’Anno. Per questa occasione è stato pubblicato un libro le cui fotografie sono state proiettate nella serata al Circolo Fotografico Arno. Molti fatti di cronaca: Milady, I figli del sole, Ortona San Rocco, La sconfitta di Ines, Acropolis…ma non solo. Abbiamo visto come le sue immagini sono tutte inserite in una serie. Ed è su questo che Giorgio Tani ha insistito: l’importante è raccontare una storia, che predilige insieme al bianco-nero.
Alice Tinalli